Una crisi, ci insegnano sin da bambini, può avere in sé, se sappiamo riconoscerli, elementi di pericolo, ma anche spunti per opportunità di crescita. L’Italia, mettendo a sistema le lezioni apprese dalle numerose catastrofi di cui la nostra storia è costellata, ha sviluppato un moderno servizio di protezione civile, anche se molto ancora possiamo e dobbiamo fare. Nell’emergenza, questo straordinario sistema consente di garantire alle popolazioni colpite una risposta efficace ed efficiente nell’immediato. La macchina dei soccorsi ai feriti, della ricerca dei dispersi, dell’assistenza agli sfollati, delle squadre di professionisti per la verifica dei rischi residui e per gli interventi urgenti scatta subito, con un meccanismo ben oliato, come un sistema che non ha bisogno di particolari sollecitazioni per dare il meglio di sé. Sul campo, lo sappiamo bene, ogni battaglia è sempre lunga e molto dura. Dopo un evento e dopo la fase dei primi soccorsi si entra nella fase più complessa, dove bisogna razionalizzare e strutturare le risposte ai bisogni dei cittadini colpiti. Nessuno di noi si può rilassare, nessuno può abbassare la tensione e bisogna rimanere tutti concentratissimi e non fermarsi. Abbiamo la responsabilità, infatti, di accompagnare tanti nostri concittadini fuori dalla condizione emergenziale, di costruire insieme un percorso e una visione per il futuro, di scegliere con loro le migliori soluzioni praticabili per raggiungere gli obiettivi di ricostruzione che ci si pone. Io le mie prime emergenze le ho affrontate da volontario di Croce Rossa e purtroppo so bene cosa significa arrivare sul posto subito dopo o durante un disastro. Così come sono testimone del fatto che tutti i nostri sforzi sono ripagati solo dal sentirsi utili, dal lottare fino all’ultimo, anche stremati, per poter salvare altre vite umane. Ci ripaga sapere che un’azione corale può portare al salvataggio di molte vite umane, come è accaduto a seguito del terremoto nel Centro Italia. E ogni volta che al posto di una vita ci imbattiamo nella morte il dolore è sempre immenso. Servono i soccorsi efficienti, certo che servono, ma lo sappiamo bene che la vera salvezza è evitare a monte che le conseguenze di fenomeni naturali impattino in modo devastante sulla vita delle persone. A noi italiani serve con urgenza investire con convinzione, come singoli e come Paese, in prevenzione. Solo attraverso un vero piano di prevenzione nazionale – che passa attraverso interventi strutturali sugli edifici, ma anche attraverso la conoscenza dei rischi, attraverso campagne di comunicazione come “Io Non Rischio”, attraverso l’adeguamento dei piani di emergenza – possiamo pensare di fare un balzo in avanti. Cosa che invece il Comune di Siracusa disattende in pieno. E’ di queste ore che si strombazza in pompa magna l’approvazione di un nuovo Piano di emergenza della città di Siracusa……Ma come si approva un piano che piano non è…… è solo una raccolta di dati……(da verificare)…….che vengono inseriti in questo nuovo cartaceo. Si parla di implementazione…….che vuol dire?…….il piano si interseca con gli altri piani comunali regionali e nazionali ?…….Il linguaggio usato è unico da Portopalo a Brunico? Abbiamo provato ad interfacciarci con altri comuni con rischi simili? Abbiamo previsto le risorse quali siano, e non dimentichiamo che gli eventi articolo…..di qualsiasi natura vanno affrontati e classificati …..di tipo A….B….C….. e se il comune non riesce a far fronte al primo step fa richiesta all’organo immediatamente superiore e così via discorrendo ma si approccia a questa richiesta?…….. Ci sono state esercitazioni che hanno validato questo……..IMMENSO LAVORO……(così si afferma)!!! E poi dove sono le risorse di qualsiasi natura? Dovrebbero essere elencate!!! Come viene coinvolta la colonna mobile regionale?………Gentili signori che avete lavorato su tale strumento così delicato e soprattutto che dovrebbe garantire sicurezza ai cittadini, ai loro beni, e a seguire ai beni della città di Siracusa. Mi dispiace personalmente siete persone di buona volontà e di interesse alla problematica…..e questo è indiscutibile, ma per il resto………..permettetemi di dire che non è mestiere Vostro……questo lavoro ……..COLLETTIVO va fatto con i professionisti della materia…….non con per sentito dire e letto alcune pubblicazioni………..mi scuso ma la mia sicurezza………i miei beni………le bellezze cittadine …….che appartengono a tutti noi siracusani sono più importanti di ogni Vostro proclama. La sicurezza delle vite umane non può essere messa nella mani di …….CHICCHESSIA…….Raccomandiamoci al divino……..per tutto il restoc’è il commissario straordinario che approva…….!!!!!! Senza sapere cosa e di quali responsabilità carica i cittadini……tanto fra qualche tempo andrà via e le rogne restano ai siracusani Questa nostra Siracusa non riesce ancora a fare della prevenzione una delle cose semplici e ordinarie. È questo il paradosso che va cambiato. Bisogna abituarsi a fare le cose semplici e ordinarie. Siracusa se vuole, può fare tutto. Serve molta prevenzione ma questa si pianifica, non si inventa in un giorno. Si programma nel tempo, anche in questo caso coordinando le attività di diversi soggetti, specializzati nella materia della Protezione Civile. Aggiungo che avvalersi anche dello straordinario mondo del volontariato di protezione civile darebbe una forte spinta affinché “prevenzione” non rimanga solo una parola ma trovi davvero, in un programma serio e continuo nel tempo, la sua concretezza. La differenza la devono fare, ogni giorno, l’educazione del singolo cittadino, la nostra maggiore coscienza del rischio, la nostra migliore conoscenza dei pericoli e dei fenomeni naturali. Verificare la vulnerabilità della propria casa, conoscere se la scuola dei propri figli si trova o meno in una zona alluvionabile, sapere quali sono le aree di attesa indicate nel piano di emergenza del proprio Comune, vorremmo davvero che diventassero azioni ordinarie. Perché sono le “banalità” che spesso ci salvano. Non sappiamo quando e dove si verificherà la prossima alluvione o dove colpirà il prossimo terremoto, ma sappiamo perfettamente che la vera arma è fatta di prevenzione, autoprotezione, del comportamento consapevole di noi cittadini, come singoli e come comunità. ma La nostra Siracusa è ancora molto indietro e le cose da fare sono tantissime serve per dare uno scossone a questa città, che si trova sempre stretta e solidale nell’emergenza spicciola, ma svoltato l’angolo si sfilaccia quando si tratta di fare scelte di medio-lungo termine. Le politiche di prevenzione sono fondamentali per lasciare un segno reale, tangibile e duraturo per le generazioni future. Ed è a questo che, io credo, tutti dovremmo guardare. Senza compromessi.
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