L’USB Commercio ha indirizzato al governo nazionale e ai governi regionali una lettera dove chiede nel fine settimana la chiusura dei negozi e dei centri commerciali.
“Dai primi anni Novanta – si legge in nota diffusa dal sindacato – i luoghi di ritrovo sono profondamente cambiati. Le piazze in quanto luogo di aggregazione sono state sostituite dai centri commerciali. A fronte del lento abbandono dell’usanza delle gite domenicali le famiglie italiane da anni preferiscono trascorrere il loro tempo libero al centro commerciale e all’outlet, anziché all’aria aperta oppure investendolo in una gita culturale. E giovani e giovanissimi è al centro commerciale che si danno appuntamento. Questo già prima della pandemia rappresentava un mutamento negativo perché di fatto rendeva la socialità della gente vincolata al consumo di beni, pressocché superflui, risultato diretto dell’avanzare di un capitalismo sempre più aggressivo. Così le persone di una società diventano innanzitutto consumatori e al contempo i centri commerciali da non luoghi diventano luoghi di aggregazione massiva”.
“Ma – sottolinea l’USB – il Covid cambia le carte in tavola. O almeno avrebbe dovuto. Dall’inizio della pandemia dovuta al Coronavirus la raccomandazione principale di esperti ed istituzioni è stata quella di non assembrarsi, specialmente in luoghi chiusi, per contenere il contagio.
La direttiva pare però non valere nei luoghi del consumo sfrenato. Mentre all’inizio della pandemia, in primavera, si stava perlopiù attenti a contingentare gli ingressi in negozi e centri commerciali per poter rispettare le distanze, pare che con la seconda ondata questa usanza sia stata abbandonata. Vengono utilizzati termoscanner per misurare la temperatura agli utenti, ma non avviene alcuna regolamentazione dell’accesso nei punti vendita. Il risultato è che outlet e centri commerciali diventano delle bombe ad orologeria ch possono innescare il contagio. Ciò rappresenta per gli operatori del commercio un pesante innalzamento del rischio, senza tener conto dell’impatto che ciò ha in generale sulla salute pubblica”.
“Per far fronte ad una situazione ormai divenuta incontenibile – conclude la nota – come USB abbiamo scritto al Presidente del Consiglio Conte, alla Ministra del Lavoro Catalfo e ai presidenti delle Regioni, per chiedere le saracinesche abbassate alle 19,30 in tutti i negozi e centri commerciali, nonché la chiusura totale nei week end e nei festivi, al fine di scongiurare gli assembramenti e di evitare l’aumento dei carichi di lavoro sulle lavoratrici e sui lavoratori, che già devono far fronte al disagio di lavorare con i dpi. Ciò è già in atto in Piemonte e Lombardia.
Chiediamo inoltre, che al contempo, siano applicate tutte le misure di protezione collettiva di tipo organizzativo “.
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