La speranza è un rischio

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La speranza è un rischio

Il mantra dell’”avere speranza”, il mantra di augurare “buon anno nuovo” è un inganno dell’immaginario. Una trappola mentale. È il principio alla base della lotteria di capodanno. È il messaggio implicito che ognuno di noi vive quando sta finendo un anno.

Ancora di più alla fine proprio di questo anno. Avere speranza è una sorta di droga della mente, a volte capace di offuscare la nostra capacità di mettere in moto strategie e pensieri di crescita. Avere speranza è un pericolo psicologico. È stato un anno drammaticamente diverso. Abbiamo appeso a finestre e balconi striscioni con la scritta “andrà tutto bene”, abbiamo messo in atto comportamenti e adeguato la nostra vita a prescrizioni, nella convinzione che tutto questo sarebbe servito a farla finita presto con questa maledetta pandemia.

Oggi vediamo la luce in fondo al tunnel grazie all’inizio delle campagne di vaccinazione. Ma l’obiettivo è lontano da raggiungere. Ed ecco che questo fine 2020 rischia di diventare il fine 2020 e della speranza disillusa. Una festa che accettiamo di modificare, ma per un fine lontano da raggiungere. Una scelta simile ai giocatori che scommettono i soldi per pagare le bollette nell’inganno delle slot machine o di qualche lotteria. Ci si illude che in quelle luci, nei suoni della macchinetta da gioco, ci siano i colori e i suoni di un futuro migliore.

A fine anno è tanto facile incorrere nelle delusioni. Le abbiamo provate quando eravamo bambine e bambini, con Babbo Natale che sbagliava regalo o con quel paio di guanti al posto di un giocattolo. Le abbiamo provate a ogni età quando quel parente a cui eravamo affezionati non avrebbe potuto partecipare alla cena della vigilia. Abbiamo sentito il sapore della delusione ogni volta che la persona di cui eravamo innamorate/i non corrispondeva al nostro sentimento e a Natale non pensava minimamente a farci un regalo.

C’è una differenza sostanziale fra l’avere speranza e l’avere obiettivi da raggiungere o che speriamo di raggiungere. Innanzitutto c’è un’idea di fondo nell’avere speranza: non dipende solo da noi. in questo senso la speranza diventa intima amica della fortuna, in un’alchimia mistica, in cui l’essere umano è relegato nei confini di chi subisce qualcosa. Avere speranza può significare l’affidarsi a qualcuno o qualcosa con capacità salvifiche, quasi a volerci sciogliere dai vincoli dell’impegno e, perché no, del fallimento.

Il fallimento. Una realtà centrale per la crescita. Una realtà che tante e tanti di noi provano a evitare come la peste o come il Covid. Il fallimento ha in sé un’idea negativa, di crollo. Occorre capovolgere la prospettiva. A parer mio, nel fallimento c’è l’opportunità di ri-nascere o di tornare a crescere.

Da adulti le delusioni diventano più complesse, ma ugualmente dolorose. Ecco perché, soprattutto in questo Natale e in questo Capodanno, la speranza si può tramutare con facilità estrema in una delusione fragorosa. Potremmo scoprire che tanti sacrifici così pesanti a volte sembrano non servire a nulla, sembrano svanire nel nulla e lasciarci con le mani ancora più vuote. E ogni volta rimettere insieme i cocci di un’anima delusa è sempre più difficile.

Avere speranza può essere un inganno da cui è impossibile liberarsi. Se per speranza intendiamo confidare nell’impossibile, nell’irrealizzabile. Dobbiamo confidare o imparare a fidarci e a confidare prima di tutto su noi stessi. E sperare così in noi e nelle nostre capacità di raggiungere i nostri obiettivi.

Se speriamo che un Natale o l’inizio del Nuovo anno in confinamento (lockdown) ci liberi dal Covid, beh credo che resteremo sicuramente delusi. Se invece confideremo nella nostra capacità di reinventare il Natale  e l’anno nuovo per combattere il Covid, allora forse la delusione l’avremo evitata. Tutto ciò che circonda le nostre vite ha a che fare con noi stessi e con la nostra capacità di Vivere.

Rebus sic stantibus, la speranza ha davvero ben poco da dire.

 

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