SAN GREGORIO DI CATANIA – Non ha un nome né sesso la salma che nella mattinata di oggi (26 settembre) è stata tumulata nel cimitero di San Gregorio. Si tratta di un profugo o una profuga, uno dei tanti annegati nel tentativo di raggiungere la Sicilia e quindi l’Italia in quello che è considerato un esodo epocale straordinario.
Il corpo è stato raccolto nel Canale di Sicilia a seguito del naufragio del 15 luglio, l’atto di morte (n. 14 P.2 S.C.) è datato 19 luglio.
A inviarlo al Comune di San Gregorio è stato il Comune siracusano di Melilli.
Dal pontile della Nato di Melilli, infatti, la salma che portava solo un numero distintivo: PM 337 è arrivata nella mattinata di oggi, dopo il nulla osta al seppellimento trasmesso dalla Questura di Catania.
Alla presenza del sindaco, Carmelo Corsaro, e del parroco don Ezio Coco di San Gregorio e uno sparuto numero di cittadini, la salma è stata sistemata in una nicchia accompagnata da una preghiera e una benedizione: «Abbiamo recitato una preghiera laica – ha spiegato don Ezio Cocco – nella quale non abbiamo invocato né Gesù, né Allah, né Krishna, né Maometto perché Dio è uno; abbiamo invocato – ha concluso – l’unico Signore affinché benedicesse quell’uomo o quella donna di cui non conosciamo il nome ma di certo noto a Dio; abbiamo interceduto nel cuore di Dio perché lui potesse accoglierlo nel suo regno».
«Il Comune di San Gregorio – ha commentato il sindaco Corsaro – grazie anche alla presenza dei salesiani sul territorio, partecipa con la propria solidarietà nei confronti di quella che è diventata una cruda realtà e non più una emergenza. L’istituto salesiano ha già accolto venticinque profughi minorenni ed ora, nonostante la scarsità di posti, abbiamo ricavato un loculo per dare pace e riposo a colui o colei che era fuggito dalla propria terra in cerca di una vita migliore».
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