Lucifero risponde alle critiche riguardo all’invocazione a Dio nel Preambolo della Costituzione italiana.
Il 12 marzo 1947, l’Assemblea Costituente della Repubblica italiana ha proseguito la discussione generale del progetto di Costituzione, suscitando un acceso dibattito sulla proposta di introdurre un’invocazione a Dio nel Preambolo.
Durante il dibattito, l’onorevole Togliatti ha scherzato sull’idea di votare Dio a maggioranza, provocando ilarità nell’aula. Tuttavia, ha anche criticato l’uso del tono retorico, tipico dei comizi politici, riguardo alla questione religiosa, richiamando il primo comandamento.
A questo punto, l’onorevole Lucifero ha chiesto di parlare sul processo verbale per rispondere alle osservazioni di Togliatti. Ha difeso l’invocazione a Dio nel Preambolo, affermando che questa pratica non è nuova, essendo presente in altre Costituzioni, come quella irlandese.
Lucifero ha sottolineato che il suo intento non era quello di scherzare sulla votazione di Dio, poiché Dio non ha bisogno di voti, ma è un Ente supremo che va oltre le appartenenze religiose. Ha ribadito di essere un cristiano e ha fatto un esame di coscienza riguardo alle sue parole. Nella sua dichiarazione iniziale, aveva affermato che l’invocazione a Dio sarebbe l’unico punto della Costituzione in cui Dio viene invocato ad assistere e aiutare tutti gli uomini, indipendentemente dalla religione di ognuno.
Ha sottolineato che Dio, inteso come Spirito superiore che anima l’umanità, non può essere dimenticato nella legge fondamentale che deve regolare la vita del Paese, soprattutto considerando la fervente storia religiosa dell’Italia.
L’invocazione a Dio nel Preambolo della Costituzione italiana rimane quindi al centro di un dibattito acceso in Assemblea, poiché la questione riguarda sia la dimensione religiosa che quella politica della nazione.
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