Ergastolo a Rosario Palermo: colpevole per l’omicidio e occultamento del cadavere di Agata Scuto, scomparsa 12 anni fa

Ergastolo a Rosario Palermo: colpevole per l’omicidio e occultamento del cadavere di Agata Scuto, scomparsa 12 anni fa

Rosario Palermo è stato riconosciuto colpevole dell’omicidio di Agata Scuto e del conseguente occultamento del cadavere “al di là di ogni ragionevole dubbio”, ha dichiarato la Corte d’Assise di Catania. La sentenza, motivata in oltre 170 pagine, ha confermato la condanna all’ergastolo per il 60enne, implicato nella morte della giovane donna scomparsa da Acireale nel 2012. La notizia è stata diffusa dal quotidiano La Sicilia, con un approfondito articolo firmato dalla giornalista Laura Di Stefano.

L’inchiesta sul caso di Agata Scuto, condotta dai Carabinieri e avviata in seguito a una segnalazione anonima ricevuta dal programma Chi l’ha visto? su Rai 3, ha rivelato un quadro di prove schiaccianti contro Palermo. L’uomo, all’epoca dei fatti, era compagno della madre di Agata, una giovane di 22 anni affetta da disabilità. La serie di indagini ha incluso intercettazioni, testimonianze chiave e prove documentali che hanno inchiodato il colpevole.

Dettagli del verdetto e ricostruzione dei fatti

La sentenza, firmata dal presidente della Corte d’Assise Sebastiano Mignemi (oggi presidente di sezione alla Corte d’Appello), ha sottolineato che Palermo avrebbe iniziato a depistare le indagini già la mattina del 4 giugno 2012, giorno in cui la giovane Agata fu vista per l’ultima volta. La Corte ha rigettato categoricamente le ipotesi di suicidio o allontanamento volontario, considerandole altamente improbabili, e ha respinto la tesi della “fuitina”.

Una testimonianza rilevante di una vicina di casa colloca Palermo nell’abitazione di Agata il giorno della scomparsa, elemento che si è rivelato fondamentale nella ricostruzione degli eventi. Gli inquirenti hanno inoltre individuato Palermo mentre cercava di nascondere nelle campagne di Randazzo un rondellino metallico sporco del proprio sangue, interpretato come parte di un piano di depistaggio.

Confessioni implicite e movente

La Corte ha richiamato anche due soliloqui in cui Palermo avrebbe implicitamente confessato l’omicidio, ammettendo di aver strangolato e poi bruciato il corpo di Agata nelle campagne di Pachino. Secondo le motivazioni dei giudici, il movente dell’assassinio potrebbe risalire a una relazione clandestina tra Palermo e la giovane vittima, che avrebbe portato a una gravidanza indesiderata, spingendo Palermo a un gesto estremo per evitare conseguenze.

Appello e prossime udienze

La difesa ha impugnato la sentenza e ha già avviato il processo di secondo grado, con un’udienza programmata per domani davanti alla Corte d’Assise d’Appello. Resta alta l’attenzione mediatica su un caso che ha sconvolto l’opinione pubblica e sul quale si attendono sviluppi nell’ambito del nuovo giudizio.

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