CATANIA – «Ricordare Giovanni Falcone, per fare onore al suo modo di pensare, non doveva essere fatto in modo solenne e commemorativo, ma attraverso una riflessione ricca di contenuti». Con queste parole il sindaco di Catania ha reso il senso del seminario di riflessione sul tema “25 anni dopo. Quale legalità” che si è tenuto nel Salone Bellini di Palazzo degli Elefanti. Moderati dal capocronistra del quotidiano catanese “La Sicilia”, Antonello Piraneo, sono intervenuti la prefetto Silvana Riccio, il presidente della Corte d’Appello Giuseppe Meliadò, il presidente del Tar Antonio Vinciguerra, il consigliere dell’Autorità Anticorruzione (Anac) Michele Corradino, l’Avvocato generale Carlo Caponcello, il Procuratore della Repubblica Carmelo Zuccarso. Le conclusioni sono state elaborate dal sindaco Bianco.
Presenti in sala i ragazzi di diverse scuole di Catania (Cutelli, Musco, Nautico, ecc.) ma anche numerose autorià civili e militari; i rappresentanti sindacali, degli ordini professionali, del mondo dell’economia e dell’impresa; i sindaci di diversi comuni della Città Metropolitana; assessori e consiglieri comunali di Catania. C’erano i magistrati Teresa Acagnino e Adriana Puglisi, il procuratore vicario Michelangelo Patanè, l’aggiunto Marisa Scavo, la Presidente del Tribunale dei minori Maria Francesca Pricoco, il questore Giuseppe Gualtieri, il Direttore della Dia Renato Panvino, il comandante provinciale della Guardia di Finanza Roberto Manna e il colonnello dei Carabinieri Mario Pantano al posto del comandante provinciale Francesco Gargaro.
La Prefetto Silvana Riccio ha parlato di sicurezza ponendo un particolare accento sulla «necessità di nuove regole che diano maggiore sicurezza al web in particolare per i più giovani». Il presidente Meliadò ha ringraziato il sindaco Bianco per l’iniziativa ma soprattutto «per il metodo che è quello di fare squadra con tutte le istituzioni». Meliadò ha poi ricordato come Falcone avesse messo in atto un profondo rinnovamento della Giustizia, del processo e dello stesso ruolo del magistrato. «Una riflessione che ci consente di sfuggire alla retorica – ha detto Caponcello -. Falcone aveva capito che doveva mutare la filosofia dei processi: non colpire solo le persone ma anche i patrimoni. Importante anche l’intuizione dell’istituzione della Procura Nazionale Antimafia». Il presidente del Tar Vinciguerra ha esposto con dovizia di dettagli il ruolo della giustizia amministrativa che deve essere sostenuto da una forte azione di prevenzione messa in atto da altri soggetti, innanzitutto dalle prefetture, ed ha anch’egli sottolineato la necessità e l’utilita di fare squadra. «In questi anni – ha detto il consigliere Corradino – sono state fatte tante cose grazie all’impegno di Magistrature e Forze dell’ordine. Uno sforzo straordinario che ha portato ai risultati di oggi che, però, non basta. La mafia cambia e la corruzione serve ad avere quello che prima si otteneva sparando. Un passaggio fondamentale per giungere alla legalità è quello di evitare la normalizzazione del malaffare». «Il quadro generale – ha commentato a sua volta Caponcello – ci parla di una mafia che cambia e che penetra nei gangli dell’economia grazie agli enormi profitti illeciti a partire da quelli del traffico della droga. Questo e la corruzione diffusa sono i problemi attuali più gravi». Per il procuratore Zuccaro è stata «Un’occasione per riflettere poiché non ci si è limitati ad una mera rievocazione”. Ha poi aggiunto: “La mafia si può battere nel momento in cui lo Stato mette le sue forze a fianco di Magistratura e Forze dell’Ordine. Cosa Nostra, al di là del periodo di supremazia dei corleonesi, ha sempre utilizzato gli strumenti della corruzione, della concussione e dell’infiltrazione. Per potere eradicare il fenomento criminale, oltre all’azione giudiziaria, è importante che la società civile sottragga terreno all’illegalità».
Infine, il sindaco Bianco ha concluso: «Vorrei sottolineare un principio, che per Giovanni Falcone era nitido: uno dei terreni migliori dove può attecchire la criminalità organizzata è l’inefficienza delle Pubblica Amministrazione; ciò accade quando per reclamare un diritto si deve pregare qualcuno, quando per chiedere la carta di identità bisogna chiedere il favore all’impiegato di turno, quando la macchina amministrativa non funziona, quando si deve vendere una parte della propria libertà per ottenere i propri diritti. Allo stesso tempo dobbiamo coniugare la maggiore, indispensabile esigenza di trasparenza, legalità e rispetto delle regole con il principio dell’efficienza. In questa direzione abbiamo fatto significativi passi in avanti ma non dobbiamo farne indietro con il pretesto dei formalismi della legalità. Una città come Catania – ha continuato Bianco -, che si rimette in moto, corre il rischio di attirare interessi criminali e speculativi. Diventa allora necessaria una collaborazione preventiva. Catania è stata una delle prime città d’Italia ad avviarla con l’Anac. Stessa cosa è stata fatta con la Prefettura. L’esempio è quanto è avvenuto con il progetto di corso Martiri della Libertà dove abbiamo inviato all’Anac una richiesta di parere sulle modalità dell’appalto per potere valutare la procedura ottimale. E’ importante però – ha concluso il sindaco Bianco – che ognuno, secondo le proprie competenze, sia pronto a fare squadra. L’esempio migliore e più recente è quello legato all’ex Palazzo delle Poste di viale Africa che, grazie al buon rapporto tra Comune e Tribunale, potrà presto ospitare gli uffici del secondo Palazzo di Giustizia».
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